Visualizza messaggio singolo
Vecchio 30 luglio 19, 14:25   #7 (permalink)  Top
Indoor
UserPlus
 
L'avatar di Indoor
 
Data registr.: 02-03-2007
Residenza: Molinella (bologna)
Messaggi: 3.150
Impregnare il tessuto con la minor quantità di resina è sempre un problema, ho visto che usi il pennello “a battere” mi pare una buona idea per far penetrare la resina, hai provato a spalmarla con una spatola tipo carta di credito? C’è da diventar matti ma il risparmio di resina / impregnazione è notevole e la fase scottex non serve quasi più.

Per impregnare il tessuto di vetro spargo sulla controsagoma la resina e poi sovrapponendo il vetro mentre per il carbionio il contrario.
Il carbonio carboweave è costituito da più strati di sottilissimi fili posti a 45°. Il 55 gr addirittura ne ha tre, due a 45° e uno longitudinale. Ha un “apretto” particolare che lascia una superficie leggermente appiccicosa che permette di stenderlo sulla controsagoma e di farcelo restare battendo leggermente con la mano.
Questa caratteristica permette la sua impregnazione con estrema facilità, basta avere l’avvertenza appunto di usare un pennello che deve battere il tessuto in verticale: se lo incliniamo si spostano i fili del carbonio….impossibile perciò usare una carta di credito
Non faccio particolare attenzione a dosare la resina mentre sto molto attento che tutta la superficie sia bagnata. Poi stendo la striscia di scottex e passo con il rullo di spugna che si vede in foto.
Cambio lo scottex più volte finche non si vedono più tracce di resina. A questo punto passo con un rullo rigido (nell’articolo ho purtroppo omesso questo passaggio)[/COLOR]

https://www.amazon.it/Garosa-Silicon...s%2C146&sr=8-1

Che uso facendolo scorrere lungo la corda alare e non longitudinalmente e….come per magia, lo scottex riprende a bagnarsi e tiro via altra resina. Qui bisogna fare molta attenzione perche tirando via lo scottex si potrebbero sollevare i fili di carbonio. Alla fine, con il pennello asciutto bisogna con pazienza ripassare tutta la superficie, battendo con energia verticalmente. Per un’ala grande la fatica alla fine è notevole e l’operazione va fatta con temperatura che non superi i 25°, perché ci vuole almeno un’oretta di lavoro. (usare resina con un pol life lungo)
Una ultima considerazioe: di scottex in commercio ne esistono tanti tipi. Io uso uno scottex che è, diciamo, senza pori. I comuni scottex quando assorbono fanni apparire tanti puntini di resina assorbita ma fra i puntino la resina non è assorbita. Cercate uno scottex diciamo a trama continua, senza la preseanza dei forellini…..so comunque di andare sull’assurdo, perdonatemi.


Il rivestimento del bordo di entrata come dici tu è sempre stato un grosso problema e vedo che lo hai risolto con un bel sistema. Con il vuoto riuscivo a far aderire perfettamente il tessuto a B. E. la domanda che ti faccio è questa: con il tuo sistema a pressione non ti compaiono delle grinze sul naso che non è compresso durante la catalizzazione o l’adesione del cerotto è talmente forte da ovviare al problema? Noto inoltre che manca un B. E. in balsa o altro….un bel risparmio di peso e lavoro!

L’adesione del cerotto è notevole e non mi sono mai apparse grinze
Fare il BE in balsa non sono capace, troppo difficile rispettare le altezze e le curvature. La sagomatura con apposito tampone per me è l’ideale.


Al tempo le mie ali in composito se sollecitate fortemente a compressione – torsione, ben oltre i carichi dovuti al normale volo, spesso presentavano delle antiestetiche pieghe sulla pelle del dorso. A nulla valsero aumenti di grammatura, rinforzo del longherone ecc. Ora, noto che usi un irrigidimento plurilongherone, è forse questo un buon sistema per evitare quanto sopra?

Ti confesso che con l’uso della carta seta come descritto, anche a me appaiono delle pieghe. Non sono mai riuscito a risolvere il problema. Il difetto appariva solo nella parte superiore e non nella inferiore, nell’intradosso.
Le prima ali che ho fatto avevano il longherone unico, normalmente un tubo di carbonio poi mi è venuta la voglia, sempre per semplificare e ridurre i pesi, di provare i listelli di carbonio affioranti che hanno distribuito il carico su una superficie più grande e ne sono soddisfatto e lo consiglio. Per me è stata una bella scoperta, che mi è stata suggerita da Paolo Pastò, una grande amico che ora non c’è più.


Un problema delle ali con anima in polistirolo è quello della perfetta riproduzione del profilo scelto, in questo per i miei modelli da gara io ero un maniaco! Al tempo controllavo le mie semiali facendole scorrere sotto a un comparatore……Scelto il tipo di archetto da taglio, quindi non CNC e ricavate le dime per ottenere il profilo esatto, il risultato dipende da molti fattori, velocità di taglio, umidità / stagionatura del polistirolo, lunghezza della semiala da tagliare ecc. Tu come ti regoli?

Ti confesso che non sono un fanatico della perfetta riproduzione del profilo…ammetto che con il mio sistema non accade certamente. Per il taglio faccio attenzione alla stagionatura del polistirolo: il mio fornitore lo sa e mi da sempre blocchi vecchi che poi io conservo per alcuni mesi in ambiente asciutto. Se il polistirolo è bagnato al suo interno il taglio è difficoltoso.
Ho infatti imparato che un blocco appena fatto (si usa acqua e un composto che viene miscelato in grandi stampi) pesa anche il 30% più di uno stagionato….ma questo certamente lo sai anche tu



Grazie e sinceri complimenti Dappo!

Grazie Mauri
Edi[/QUOTE]
Indoor non è collegato   Rispondi citando