Discussione: Opel Blitz Tamiya
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Vecchio 22 luglio 17, 10:13   #4 (permalink)  Top
Mariodoxe
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Il gasogeno, brevetto Imbert tra i più conosciuti, è stato più prerogativa degli anni pre bellici che di quelli post bellici, e non solo in tutta Italia, ma anche in Germania e Francia. Nel dopoguerra venne quasi subito abbandonato e solo gli automezzi ex alleati a benzina venivano alimentati a metano con le bombole tipo acetilene posizionate sotto il cassone.
Dagli anni 30 in avanti invece ( a parte che oltre i camion anche i trattori, automobili e motori fissi venivano alimentati con il gasogeno) uscivano addirittura dalle fabbriche autotelai/autocarri, vedi Fiat 634G, con questo congegno specificatamente installato. Altra spinta in Italia per lo sviluppo di questo tipo di trazione furono le sanzioni (embargo di vari prodotti bellici tra cui i carburanti) decretate dalla società delle Nazioni nel novembre1935 contro l'Italia a seguito del conflitto Italo/Etiopico. Il motore principe e compatibile comunque per funzionare a gasogeno era il benzina; per il diesel bisognava, per le ovvie caratteristiche (alta compressione, installazione candele etc. etc.) lavorarci e modificare troppe cose.
Già le nostre case automobilistiche Alfa,Fiat,Isotta,Lancia,OM, si erano specializzate in trasformazioni a gasogeno. L'alfa Romeo produceva e istallava anche su altre marche tali impianti ed oltre al 634 G esistevano i 635-633 G, gli autotelai Alfa 110 Ag e 800,Lancia 3ro,Isotta Fraschini D 65. Pure le autovetture come la Balilla, Artena, 1100.
Questi difatti uscivano, autocarro/autotelaio, dalla fabbrica madre. I modelli di gasogeni brevettati e costruiti in Italia ed addottati dalle varie fabbriche di autoveicoli, Nostrum, Imperio, Dux etc. etc. si andavano ad aggiungere a quelli costruiti su licenza estera (phanard, Imbert etc) o direttamente importati.
Il principio era sempre quello di aspirare il "carburante" durante la combustione però c'erano tipi a bruciatore/forno rovescio, verticale, semi orrizzontale, esclusivi per legno, lignite, antracite o polivalenti,raffreddati ad acqua od aria, grate di combustione e filtraggi diversi ed altre tantissime variazioni.
In vigore c'era pure un Regio Decreto del 1934 il quale stabiliva per un quinquennio la non imponibilità fiscale a tutti gli automezzi con il gasogeno installato oltre alla possibilità di un sussidio statale a fondo perduto sul nuovo a seconda della portata dei mezzi.
Ad esempio, sopra le 6 ton di portata esso era di 6mila lire, quindi il 634G che all'incirca costava attorno alle 100mila lire poteva usufruire di un bonus del 6%.
Certo in un momento storico dove il combustibile scarseggiava non c'erano alternative, o si viaggiava con le caldaie, oppure i bomboloni di metano,ma quest'ultimo non abbondava,perche l'estrazione in Padania doveva ancora svilupparsi. L'altra alternativa era l'elettricità ne parleremo in seguito.Il gas prodotto per combustione delle lignite o altri vegetali era povero di calorie,per cui le prestazioni dei veicoli già scarse venivano fortemente penalizzate. Un 634g poteva trainare un rimorchio a pieno carico di 5/6 t ptt giusto in pianura o deboli salite, altrimenti non poteva farcela. Gli Alfa Romeo 110 ag (autobus gasogeno a 3 assi) presenti nelle grandi città,venivano allestiti fin dalla origine della doppia riduzione in modo da ottenere rapporti più corti,alcuni racconti di un parente che a Genova li guidava diceva che quando erano stracarichi di persone 110/120 negli spunti in salita a volte il motore invece di salire di giri tendeva a spegnersi. Le noie meccaniche poi erano un altro problema ricorrente,insieme al calore delle caldaie e dei motori i quali andando così piano i radiatori non riuscivano a raffreddare l'acqua e le guarnizioni delle teste bruciavano facilmente...col ritorno della pace quasi tutti i veicoli circolanti salvati dalle bombe vennero convertiti a metano o con il diesel
Come ho molte volte scritto, io ho soggiornato a Vigo di Cadore (paese d'origine della mia famiglia) per tutta la seconda guerra mondiale. Durante questo periodo e nell'immediato dopo non essendoci combustibili reperibili molti avevano installato delle specie di "caldaie" sul retro delle corriere e dei camion e li dentro facevano bruciare legna "verde" ovvero ricca di umidità e non secca che,nella combustione, produceva un gas e questo faceva andare i motori, la legna doveva essere tagliata in pezzi molto piccoli per garantire una migliore combustione, con questo metodo andavano sia i motori diesel che i benzina.
Pensate che addirittura c'erano certi camionisti che facevano andare i loro mezzi con le bombole di acetilene per saldare......mamma che tempi......e che sicurezza....... Questo forse era un caso isolato del bellunese, ma credo che si usasse anche in altre zone del Paese
Ciao
mariodoxe
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