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Vecchio 02 novembre 16, 08:37   #5 (permalink)  Top
mattafla
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Premetto che per me aquile, condor, albatros e gabbiani volano come tuttala plananti, quando tengono la coda chiusa e non battono le ali distese, nel volo veleggiato.
Osservare però che nei grandi rapaci le estremità alari (“tips”) digitate sono sempre rivolte in alto, sopra l’ala, come quasi in un doppio diedro trasversale. La riduzione della resistenza indotta viene imputata alla digitazione delle “tips”, su piani scalati.
Invero ciò non succede negli albatros e nei gabbiani, cioè nei volatori marini, che hanno le “ali di gabbiano”, con diedro quasi l’inverso dei grandi rapaci, nel volo veleggiato forse solo leggermente più veloce di quello dei rapaci, e forse più efficiente.
I volatori marini del resto tengono le remiganti primarie esterne perlopiù non digitate, ma chiuse a punta e piegate verso il basso, credo in un unico svergolamento attorno al bordo d’attacco. Ciò succede nella maggioranza dei casi, anche se molto raramente i gabbiani incurvano pure loro le estremità alari all’insù, però quasi non digitandole mai (o non potendo biologicamente digitarle mai?). La riduzione della resistenza indotta viene imputata all’elevato allungamento alare.
Anche pensando ad una differenza di veleggiamento (un po’ come planare rispettivamente alla minima velocità del condor od alla massima efficienza dell’albatros), e anche pensando a differenze biologiche delle ali, qual ‘è il reale perché di queste opposte diversità delle “tips” tra i 2 gruppi di uccelli, entrambi ottimi volatori, in quanto mi pare che il volo di entrambi avvenga sostanzialmente in analoghe situazioni aerodinamiche?
La minimizzazione della resistenza indotta nei 2 casi, pure a diversa velocità e con allungamenti alari diversi, è sempre talmente efficace da ammettere entrambe valide le opposte soluzioni?
Quindi in aerodinamica i problemi talora sembra che si possano risolvere praticamente in modi opposti ma sempre validi (o semplicemente accettabili, senza essere il meglio possibile in assoluto).
Così sembrerebbe accettabile mettere 2 derive dei miei tuttala sotto le estremità alari, cosa che so che funziona, ma non so se sia aerodinamicamente meglio.
Aggiungo che inoltre le 2 derive funzionano (apparentemente) meglio quando sono convergenti, come la Figura 3.7.2 del testo di Ehstìkatzi, nonostante il libro da lui proposto sconsigli la “toe-in” (convergenza).
Nel caso delle ali a freccia di cartoncino (piano senza reflex) sembra che 2 “derivette” di estremità poste sotto l’ala convergenti funzionino enormemente meglio: il tuttala fila via diritto con una planata perlopiù come su una rotaia! Credo che in tal caso le “derivette”, con le loro resistenze, abbiano anche una funzione stabilizzante in senso longitudinale, in funzione dei loro angoli di convergenza, in funzione dei quali occorre anche scegliere la giusta clip di punta, per ottenere il giusto margine statico, per planare alla massima efficienza, ottenibile con la minima clip, a patto di non rendere il modello cabrato.
Per verifica ho provato a ridurre la convergenza a zero (cioè fare le 2 “derivette” parallele). In effetti la stabilità direzionale, come dice il libro di Ehstìkatzi, sembra non cambiare, mentre basta una clip più leggera per ottenere la stessa efficienza, con una planata comunque ben direzionata e centrata. Dunque il libro di Ehstìkatzi mostra aver ragione, qualora si volesse planare sempre diritto, per andare il più lontano possibile.
Nelle 2 versioni con e senza convergenza (sempre con derive sotto l’ala) ho ottenuto lo stesso risultato pratico con soluzioni diverse, ma quella del libro di Ehstìkatzi (convergenza zero) appare teoricamente migliore ai fini dell’efficienza aerodinamica.
Allora non è vero che tutto va sempre bene, perché in qualche caso potrebbe andare meglio, caso per caso.
Nel caso dei miei tuttala di cartoncino credo di aver individuato alcuni motivi che rendono vantaggioso mettere le 2 derive di estremità alari piegate in verticale sotto l’ala (motivi forse validi anche in altri casi).
1. Baricentro abbassato
2. In volo le semiali si alzano sempre un pochino, aumentando il diedro trasversale. Mettendo le derive sopra l’ala, in rollio è come se la semiala abbassata in proiezione si allungasse e quella alzata si accorciasse, mentre mettendo le derive sotto l’ala nello stesso rollio succede il contrario. Dunque con derive sotto si facilita il rollio, contrastando l’eccessivo diedro trasversale, che prenderà il suo giusto minore valore angolare.
3. Penso che la rollata/virata sia spiegata meglio alla Figura 3.6.3 del testo proposto da Ehstìkatzi, a parte le difficoltà dell’inglese: occorre tuttavia immaginare le “winglets” sotto l’ala…
4. Il momento baricentrico imputabile alla resistenza delle 2 derive verticali sotto l’ala potrebbe essere picchiante e favorire la stabilità longitudinale, nel senso di richiedere una clip di muso leggermente meno pesante per ottenere il giusto margine statico, con un carico alare più basso.
5. La resistenza delle derive verticali sotto l’ala può torcere le “tips” con uno svergolamento leggermente negativo, quasi un reflex nascosto: se il reflex è eccessivo occorre aumentare la clip; ciò non vuol dire che l’efficienza peggiori, il tuttala potrebbe essere solo un po’ più veloce.
6. La circolazione del flusso alare nella freccia positiva indirizzata verso le “tips”, trovando le derive sotto l’ala, credo che venga diretta verso il basso, generando un’ambigua resistenza indotta di direzione dubbia, probabilmente agente come al punto 3, nel senso di diminuire la clip con un ulteriore momento baricentrico picchiante…
Saluti Flavio
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