Citazione:
Originalmente inviato da Tofuso Lamoto  Fa venire in mente Roger Theobald il velocista F2a USA che,una volta terminata la base cronometrata usciva dal pilone e continuava il volo astenendosi dal girare sollevando il monoline : questo significa che abbandonava il cursore di comando ed il modello se ne
stava da solo a 250 all'ora appeso all'unico cavo bello stabile fino alla fine... |
Theobald lo conobbi con Bill Wisniewski in GB nel 1966 , poi li rincontrai a Helsinki nel 1968 ; però in velocità per scelta o necessità tutti abbiamo usato il "pilota automatico" tra l'altro stabilizzato bene il modello in genere il pilotaggio fa più guai che altro.
Lo vidi fare la prima volta da Amato Prati a Serravalle RSMarino nel 1954. C'era una garetta di Proto speed su base 500 m. 9 giri con cavi da 9 metri. Arrivò in una Topolino guidata dal padre di Berselli, con il figlio appunto con l'acrobatico pulso di Elio Zanin, pure lui, ferroviere a Bologna, nella "grande 500. Con il pulso è ovvio che non volarono, lo misero solo in moto, con fuggi fuggi generale. Amato invece tagliò i cavi e dopo due o tre giri lo Speed King, fresco detentore del Record del Mondo a Milano, con 190,470 Km/h lo sopravanzò e lui mise mano e manetta sopra la testa volando alto e atterrando poi perfettamente.
Io invece con uno dei miei primi monoline, il Saetta con timone a V stretto, nel 1963 decollavo e stabilizzavo il modello tra i due e tre metri e poi lasciavo il cursore della mia manopola monoline rovesciata, per entrare più agevolmente nel pilone. Nello stesso anno alle AMBROSIANE fui squalificato da Porcù, giudice di quota, per "fuori quota" fra l'incredulità gernerale visto che temendo il vento di Linate, avevo stabilizzato troppo presto sui 70-80 cm dal suolo e fece tutta la base così. Nessuno ricordava che la FAI, ancora adesso, stabilisce "quota di volo fra 1 e 3 metri " quindi fuori quota , ma più esattamente sotto quota.
Che poi venga sempre applicata tale regola è un'altra storia, ma con me sempre tutti molto ligi......
Buoni voli. Piero Muzio FAI 241