La storia di Campo Gaudio, benchè sconosciuta ai più, è affascinante e merita di essere raccontata. Non tutti sanno che, già in tempi preistorici, questo sito era utilizzato dalle primitive popolazioni padane per lesercizio del volo. Ne sono prova evidente alcuni manufatti in osso e selce rinvenuti in loco, databili al V millennio a. C., che secondo gli esperti rappresentano un rudimentale radiocomando. Probabilmente, lo sviluppo di questo marchingegno fu bloccato dalla mancanza di batterie efficienti. Più tardi, in epoca romana, lallora Campus Gaudius fu intensamente utilizzato dai legionari che si esercitavano alluso del cosiddetto balsettus, temibile arma in bronzo, del peso di circa 30 kg., dalluso probabilmente simile allattuale boomerang australiano, ma che secondo alcune fonti dellepoca aveva doti volatorie scarse. Ancora più tardi, in epoca medievale, Leonardo da Vinci, di passaggio a Cremona, ebbe modo di conoscere il grande Ehstìkatzi, allora giovinetto, e da questi colloqui presero corpo le successive teorie sul volo umano e i famosi progetti delle macchine volanti. Da questo punto in poi, la storia di Campo Gaudio si fonde indissolubilmente con quella del nostro Grande Capo. A questo proposito, è interessante aggiungere che la parola Ehstìkatzi sembra derivare da un vocabolo della lingua Sioux che significherebbe colui che riesce mirabilmente a fare volare qualsiasi cosa. Alcuni esperti però, e fra essi il dott.Lucius Von Minard delluniversità di Magonza, sostengono trattarsi di un termine Apache traducibile come colui che si copre di ridicolo cercando di fare volare qualche ciofega.
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