Una doverosa nota introduttiva: all'inizio di questo mese abbiamo ricevuto una di quelle chiamate che, a breve distanza dal 1° di aprile, ti fanno pensare al classico scherzo di ittica natura. E invece no, altro che pesce, tutto vero. In occasione dell'uscita della collezione di aeromodelli statici Aerei da combattimento La Gazzetta dello Sport sarebbe stata munificamente disposta a offrire a un nostro utente (poi diventati due) un volo completamente spesato su un caccia a reazione Albatros L-39, in quel di Pilsen, nei pressi di Praga.
Da lì in poi è stata tutta una corsa alla ricerca dei due fortunati da inviare per un'esperienza che avrebbe certamente emozionato e coinvolto qualunque utente del nostro forum. Tante, tantissime candidature hanno risposto al nostro appello e, alla fine, la nostra scelta è ricaduta su Luca Masali e Giuseppe Ghisleri, entrambi ottimi modellisti e fedeli utenti di questa community.
Credeteci quando vi diciamo che è stata una scelta davvero ardua tra le moltissime richieste (spesso davvero toccanti e tecnicamente valide) giunte in redazione. In tantissimi avreste meritato questa esperienza. Speriamo davvero che attraverso i racconti dei nostri prodi saprete vivere anche voi, come noi, un poco di questa splendida esperienza che abbiamo avuto la fortuna di poter regalare.
Vi lasciamo ai racconti con ultimo, doveroso grazie a questa splendida iniziativa della Gazzetta.
Due aeromodellisti alle prese con un jet. Vero.
-Hai da fare sabato 14?- mi chiede un caro amico del forum.
-No, perché?
-Beh, perché potrebbe succedere una cosa simpatica… cliccampò qui…
Clicco.
Oh mamma.
La Gazzetta dello Sport sta facendo una bellissima collezione di aeromodelli statici, Aerei da combattimento, in metallo scala 1:100 e garantiti da Italeri. Intrigante assai, ma non è questo il meglio. Il meglio è che due fortunati baronisti potranno andare a Pilsen, la città della birra ceca a un’ora da Praga, a volare su un aereo che ha fatto la storia dell’aviazione: l’addestratore L-39 Albatros.
A pescare il jolly siamo io e Beppe Ghisleri, noto come Estikazi sul forum: un modellista di chiarissima fama, che incontro all’aeroporto di Malpensa insieme all’allegra combriccola che viaggerà con noi: un giovane giornalista della Gazzetta, un collega forumista di un altro forum dedicato agli aeroplani, AereiMilitari.org, e cinque bravissime ragazze dell’organizzazione che ha curato l’evento, Now Available. Dopo un volo senza storia (almeno credo, visto che dopo essermi svegliato alle 4 ho dormito tutto il tempo), arriviamo a Praga. Lì ci dividiamo: il grosso della combriccola sale su un minibus, io e Beppe saliamo su una vecchia Volkswagen guidata da un signore più vicino ai settanta che ai sessanta, con un cagnolino di nome Charlie che trova interessante rosicchiare le
orecchie di Beppe.
Quattro chiacchiere in inglese maccheronico, e scopriamo che lui è Wladislaw, Vlady per gli amici, il nostro pilota. Un ex pilota militare di MiG 21. Oggi è comandante di un jet Cessna che fa aerotaxi in giro per l’europa, ai tempi della Guerra Fredda doveva proteggere Praga da un’eventuale attacco dell’aeronautica italiana.
In un’oretta di viaggio arriviamo alla base, una pista mimetizzata tra i boschi.
Un breve briefing, dove sostanzialmente ci dice di non toccare niente e ci fa vedere come si usa il sediolino eiettabile, giusto in caso.
Ci vestiamo con le tute di volo verdi, posiamo per le foto con scassatissimi caschi che fanno solo scena e aspettiamo il nostro turno.
Un assaggio di quello che sarebbe successo ce l'ha dato Wlady col primo volo: a bordo il giornalista della Gazzetta, un fisicaccio che poteva ben sciropparsi i 5,5 G massimi che Wlady aveva promesso (minacciato) di farci assaggiare.
"Provate a sollevare le mani a 4 G, se ci riuscite" ci aveva detto al briefing, e un poco ci pareva una spacconata. Ingenui che siamo. Cioè che sono, perché il Grande Capo di aerei sa molto più di me e lo vedo se non preoccupato almeno un poco scosso dell'idea di pigliarsi una botta da 5 G.
L'assaggio, dicevamo. Wlady con a bordo il giovanotto pianta una picchiata micidiale tra gli alberi, puntando direttamente la piazzola tra le fronde in cui siamo noi, arrivando rasoterra a quasi 800 km/h...
Poi infila una cabrata assassina esattamente sulle nostre teste, quasi in candela, e mentre sale contro il sole infila quattro tonneaux uno dietro l'altro. Dietro al fracasso micidiale della turbina (il nostro è l'ultimo L39 al mondo a volare ancora con la turbina di fabbricazione sovietica, giura Wlady) ci pare quasi di sentire un umanissimo urlo di terrore misto a godimento del passeggero, mentre incassa i violentissimi tonneaux come un gatto nella centrifuga della lavatrice. Ma probabilmente è solo un’impressione.
FORTE! esclamo.
Il Grande Capo è un poco pallido ma sorride forzato. Sì, forte - dice, ma non mi pare troppo convinto.
Facciamo la conta. Io perdo, quindi sarò il prossimo.
prima difficoltà, salire a bordo. Mi arrampico fino all'abitacolo, ma il piede dove lo metto?
Non c'è spazio da nessuna parte, spiace pestargli il seggiolino, ma è l'unica.
Entro e mi legano come un salame, stringono alla morte lacci e lacciuoli, sono un corpo unico col seggiolino. Tra le gambe, i due fiori del male: le leve che all'occorrenza mi sparerebbero nel cielo blu con un calcio da 15 G. "Non fare esperimenti" aveva detto Wlady, e no, non li farò. Davanti a me, una pletora di quadranti analogici scritti in russo: questa è la velocità, mi dice Wlady, in ettometri all'ora, 20 vuol dire 200 km/h, 80 vuol dire 800 km/h... vedrò presto la lancetta arrivarci e superarla, la tacca degli 80. l'altimetro in metri, il curiosissimo orizzonte artificiale in cui l'aereo è rappresentato con l'ala a gabbiano. Che l'abbiano smontato da un Corsair? O più facilmente da uno Stuka, dopo l'invasione del '39?
"Tutto bene?" chiede Wlady mentre mi infilano sul cranio lo scomodissimo casco e il tettuccio si chiude.
Tutto bene, Wlady.
Per adesso.
L'impressione netta è di essere legato sul portapacchi di una moto. L'aereo, per me che non sono esattamente una acciughina, è una seconda pelle. Io sono seduto dietro, il posto del comandante: Wlady mi aveva avvisato di non toccare niente, perché potrei inavvertitamente disattivare i suoi comandi. Uno scherzo divertente penso, ma in quel momento una mano invisibile mi schiaccia sul sediolino. Gli ettometri all'ora danzano sull'indicatore sovietico: 10, 15, 20, 25, 30, 35... un urlo del ventolone russo e il naso punta al cielo. Due G, bazzeccole, non molto più violento di quello che si prova decollando con un Jet commerciale. Ma su un Airbus non hai quella meravigliosa sensazione di essere un angelo, sia pur carico di peccati, di avere la visuale libera davanti, di fianco, sopra,
dietro... sotto no, sotto c'è lo strettissimo cockpit con la barra verde della cloche.
Impossibile resistere al desiderio di impugnarla, con quella leva da freno da bicicletta che pare uno scherzo ma è davvero il freno del carrello dell 'L-39.
"Do you feel good?" chiede Wlady.
Yes!
Quello non aspettava altro. Prima che potessi capire che succede, il Jet fa tre velocissimi tonneaux.
"And now? Do you still feel good?" chiede Wlady.
Yes, ecchessarà mai?
"Fantastic".
Il jet si ferma nel cielo. Naso puntato verso l'alto, sedere che guarda la terra. La barra davanti a me si agita come un serpente. la pedaliera scatta, un pedale davanti, uno dietro. Ora il muso non punta più le poche nuvole del cielo ceco. Punta direttamente a terra, a una cava di ghiaia che si avvicina a velocità spaventosa. 60 fa l'ettametro, 65, 70, 75... man mano che si avvicina a 80, l'aria diventa più rumorosa del motore, che per essere russo non fa poi il fracasso che mi immaginavo. L'ala invece ne fa eccome, di fracasso, a 800 km/h in picchiata verticale. 800 all'ora, il vecchio L-39 vibra un pochino mentre la cava si allarga fin quasi a prendere tutto l'orizzonte. Pensiero ozioso, ma quanto son grandi le cave ceche? Il muso si alza, e la mano invisibile dei G mi schiaccia al seggiolino. 2 G scandisce Wlady. 2,5... 3... 3,5... la testa col casco pesa terribilmente, faccio fatica a tenerla appoggiata allo schienale.
"All OK? 4G NOW! TRY ARMS UP!" Provo a sollevare le braccia, ma è difficilissimo, pesano 30 kg l'una. "Feel good?"
Non troppo Wlady, i 5 G me li fai fare un'altra volta, voliamo un po' livellati, OK?
OOOcchey! ridacchia Wlady. Che alza le bracia al cielo. "You fly".
Come io? E come cavolo si guida qesto coso?
La barra è durissima, a 45 ettometri all'ora. "Gently" raccomanda Wlady. E gently cerco di fare una virata decente. La barra tutto sommato non è così dura come pensavo, la tiro a destra e l'aereo si inclina docile e immediato. Inclino, inclino, inclino fino a 45 gradi, un pelo di cabra e l'aereo vira. Sembra facile, troppo facile. La pedaliera è quasi ferma, segno che Wlady non la usa per correggermi, e la pallina sta bella al centro. Oh, sono bravo neh?
Visto che virata?
Un'occhiata l'altimetro e vedo che no, non sono bravo manco un po'. Devo aver sostenuto troppo e sono un buon cento metro più alto dell'entrata in virata. Oops, figuraccia, viro stavolta a sinistra e capisco dove sbagliavo: non c'è bisogno di sostenere, con gli alettoni l'aereo vira senza perdere un centimetro di quota, è Wlady che se serve compensa col motore.
Wlady dopo qualche minuto di scuola guida riprende i comandi. "Loop now!"
Come descrivere la magia del cielo e della terra che si scambiano posto? Ero troppo incantato a godermi lo spettacolo per capire quel che capitava. Una manovra a pochissimi G, un bel loop ampio centinaia di metri che pare disegnato col compasso, se non vedessi le colline ceche sopra la mia testa non direi mai di essere a testa in giù. E' il momento in cui capisco davvero cosa volesse dire Wlady quando al briefing raccontava che "pilotare l'L-39 è facilissimo. Ma solo se sai dov'è la terra e dov'è il cielo". Se quel looping l'avessimo fatto in una nuvola, senza visibilità, sarei certissimo di essere tranquillamente a volare dritto mentre invece ormai la sommità del "cerchio della morte", come lo chiamavano i vecchi piloti, è alle nostre spalle e il vecchio reattore punta il naso di nuovo verso terra.
Solo una sensazione leggera allo stomaco mi avvisa che il cerchio è completato e voliamo di nuovo livellati. Oh Wlady, ma se un "tonno" lo facessi io? "E' tutto tuo" mi dice, "io penso alla pedaliera e al gas, quando sei in rovescio lo prendo io" dice.
E via, pressione dolce ma costante alla barra, l'ala si abbassa, si abbassa, si abbassa finché la terra non si vede semplicemente girando la testa a destra, siamo a 90 gradi, altra pressione, 110 gradi, 120, sento la barra che spinge, segno che Wlady sta picchiando per alzare il muso, siamo rovesciati, lascio la barra e lui completa la manovra.
"Do you like gliders?"
Certo che mi piacciono gli alianti, ma che hai in mente di fa... ommamma, la manetta scatta a fondo corsa, il motore non spinge più, siamo un aliante che plana nel cielo di Pilsen. "Da questa quota potremo tranquillamente arrivare a Praga", assicura Wlady. C'è da credergli, se non fosse il silenzio irreale nelle orecchie, il sibilo aerodinamico sovrasta quello del motore in idle, direi che stiamo volando ancora col motore a piena potenza.
Invece planiamo a 200 km/h.
"pull up" dice Wlady.
Sei sicuro? siamo senza motore!
"Pull up" fa lui. E guarda cosa succede.
obbedisco. Tiro la barra, che si scuote e si agita. Stallo, un caleidoscopio di luci rosse attraversa il cruscotto, mentre l'L-39 dato un' ultimo scossone sulla barra butta giù il naso e prende velocità. Wlady spalanca il gas, e la solita mano dei G mi schiaccia di nuovo, di nuovo l'ettometro sale rapidamente verso la tacca dell'80, 800 km/h, ma non lo raggiungerà stavolta: Wlady tira su il naso, ha immagazzinato l'energia di un treno merci, infila tre tonneaux a destra e immediatamente dopo tre a sinistra, mi arriva una sberla da 4 G ma soprattutto lo stomaco dice "basta".
L'aereo, e anche l'anziano pilota ceco hanno un limite più alto del mio.
Sono certo che alla prossima frullata, dovrò ricorrere al device d'emergenza: il sacchettino.
Non posso fare una simile cattiveria al pilota, all'aereo e al Grande Capo che volerà dopo di me.
"Do you fill good?"
"No!"
OK. Un poco di volo turistico sulle campagne, ma Wlady vuole cavarsi un'ultima soddisfazione. "Passaggio basso lento sui tuoi amici?"
Eccetro, non siam qui per quello?
L'ultimo giro di giostra prima dell'atterraggio, tagliamo la pista a 300 km/h, passiamo basso sugli alberi che sembra di poterli toccare, poi un'ampia virata e atterraggio dolce come una piuma.
Mi ci vorrà tutto il pomeriggio a cancellarmi il sorriso dalle labbra. E stomaco o non stomaco, adesso il buffet a base di coppa, salame Praga, birra Pilsener, salsicce e salsine ceche farà i conti con me, mentre lascio il posto al Grande Capo.
“……ragazzi, questa è la mia ultima occasione”
Con queste false (mi auguro) parole mi sono guadagnato un posto sul seggiolino posteriore dell’ Albatross. Prima però il Barone in persona ha voluto sincerarsi che non stavo scherzando e che ci sarei andato veramente. Dato che conosce la mia età devo dire che ho molto apprezzato questa sua preoccupazione, gli ho anche assicurato che avrei chiesto al pilota di fare SOLO un giretto panoramico.
Per la verità io ci ho anche provato, dichiarando durante il briefing pre-volo di avere dei limiti di progetto della mia struttura fisica ben delimitati e compresi tra 0 e 1,5 G positivi. Wladislav, il pilota, mi ha guardato con compatimento facendomi notare che stavo già subendo, seduto in poltrona, 1 G. Non avendo un inglese fluente non gli ho potuto prontamente ribattere che intendevo parlare di G relativi...
Eject,eject,eject………al terzo “eject” si prendono i 2 maniglioni rossi in mezzo alle gambe, si appoggia la testa al seggiolino, si schiacciano le 2 sicurezze e si tira leggermente assicurandosi un’accelerazione di 15G sul fondo schiena e su tutto il resto. Se il seggiolino non parte, bisogna muovere la leva rossa sulla destra, schiacciare l’altro bottone rosso e poi riprovare…acchììììììììììììì…a quel punto sono già svampato per strizza. Finito il briefing e indossata le tuta ho riguadagnato un’enorme fiducia in me stesso tanto da suggerire ai compagni di avventura di tentare una marcia come quella degli astronauti di Armageddon che si avviano verso lo Space Shuttle. Non potevo fare la figura del vecchio babbione e basta, no ? Il primo volo era già stato assegnato, rimasti noi 3 forumisti, si è visto come la strizza aumenti la disponibilità verso gli altri : no guarda vai pure tu, ma no non ho proprio nessuna premura, ti lascio volentieri il posto………
La cosa si è risolta facendo la conta e lasciando la precedenza a chi……. perdeva.
Sto cercando di essere spiritoso, io ero assolutamente tranquillo e così Luca e gli altri ragazzi. Ho già avuto occasione di fare un voletto acro su un Extra 300 ed, avendo completa fiducia sull’affidabilità di macchine e pilota, l’unica vera preoccupazione è quella di avere a portata di mano il sacchetto entro cui riversare eventuali “ripresentazioni” di cibo, cosa che prevedo comunque difficile visto che non mando giù niente dall’ora di colazione, le cinque, e che salgo in cabina attorno alle quattordici.
Siamo in pista, Wlady parla con la torre e poi dà manetta……..devo dire che mi aspettavo un’accelerazione maggiore, siamo a livello di un jet di linea o poco più. Quello che cambia è che in pochi secondi siamo in volo e già in virata a destra, tiratina, per ritornare a manetta sull’hangar dove ci sono gli altri ad una quota che, dai voli precedenti, stimo sui 30-40 metri. Cabrata ancora con virata a destra e salita continua per portarsi nel box di volo previsto per la nostra attività.
Arrivati in quota Wlady mi fa vedere le sue mani alzate e appoggiate alla parte superiore della sua capottina e , per interfono mi dice:
"Beppe è tuo".
Prendo in mano la cloche e, molto delicatamente, dò alettoni a destra e cabro leggermente, invece di guardare fuori cerco di capire sugli strumenti se l’aereo cambia quota e se la virata è coordinata. Tempo perso, Wlady ci ha detto che al motore ed al direzionale provvede lui. Raddrizzo e vado a sinistra per un po’. Ma dove sto andando ? Wlady, dov’è l’aeroporto ? non lo vedo. Leggermente dietro sulla sinistra Ah, sì, visto, prendilo tu. Faccio un roll a sinistra. D’accordo, ma gira piano. Errore, errore, i roll fanno meno impressione se sono veloci……..almeno, i primi. Infatti, pur sapendo quello che succede, quando mi appare la terra in alto a sinistra sulla capottina mi capita di chiedermi: e adesso ? L’Albatross completa il roll e le mie gambe rimangono appoggiate sul pavimento della cabina, G appena positivi, e non si alzano come mi era successo in un roll in 4 Tempi con l’Extra. Roll a destra……..nessun problema, sono già un veterano.
Intanto Wlady continua a parlare e mi spiega le caratteristiche di volo dell’L 39. Vedo che la cloche si avvicina al seggiolino, che il motore riduce il suo sibilo, che la velocità sta scendendo. Ad un certo punto comincia una notevole vibrazione e la cloche si muove velocemente a destra e a sinistra. Capisco che siamo vicini allo stallo, ma non mi risulta chiaro se i movimenti sono dovuti a Wlady che cerca di tenere dritto l’aereo o se sono provocati dalla turbolenza sugli alettoni.
In ogni modo l’aereo non accenna a nessun tentativo di cadere in vite e, dopo, un po’ sento il motore ripartire e tutto si stabilizza velocemente. A questo punto in cuffia mi arriva l’avviso che ci stiamo lanciando in picchiata per raggiungere gli 800 km/h e che, dopo aver smaltito un po’ di velocità faremo un looping. Lungo, dolce, senza il minimo problema, solo 4G in richiamata. Ai ragazzi ne ha inflitti 5. Ancora qualche Schneider e poi una lunga salita per una virata sfogata che si chiude con un quasi mezzo roll. Comincio a sentire qualche problema allo stomaco ed avviso Wlady. OK, scendiamo dolci, facciamo un passaggio e chiudo con un roll in uscita, mi chiede. Va bene il passaggio, ma lasciamo perdere il roll. Tutto bene ma il mio stomaco comincia a farsi sentire, durante il circuito d’atterraggio perdo conoscenza per qualche secondo, mi riprendo e, vedendo la punta del nero serbatoio di estremità, realizzo di nuovo dove sono. Virata per l’atterraggio, la pista è vicina, ma siamo alti, ma che fa atterra da questa quota ? Cerrrrrrrrrrto, atterraggio perfetto, intanto afferro il sacchetto, ma non eietto alcunché. Arriviamo davanti allo shelter nascosto sotto terra e alberi e vedo i compagni di viaggio che salutano, rispondo tranquillamente e cerco di nascondere quel po’ di malessere che ancora mi pervade, ma il colorito del viso mi tradisce. Vinco il premio “camaleonte” per la maggiore variazione di tonalità.
Questo a parte, una giornata indimenticabile e un’esperienza straordinaria.