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Vecchio 13 settembre 13, 23:25   #21 (permalink)  Top
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Originalmente inviato da claudio v Visualizza messaggio
Sarebbe molto utile che tu lo calcolassi, perche` il progetto di ogni roba che galleggi dovrebbe partire sempre dal volume immerso stimato, altrimenti si rischiano spiacevoli sorprese costruendo sottomarini e non navi
Effettivamente hai aggiunto il terzo spauracchio, altro che pericolo di capovolgimento su un fianco e inefficacia delle vele, qui rischio che non si tenga nemmeno a galla. Chissà perché non avevo proprio preso in considerazione questo aspetto? Forse perché mi sono basato troppo sul precedente piroscafo senza pensare che questo è molto meno voluminoso.
In realtà la parola progetto va larga sia al primo, quello fatto, sia al secondo piroscafo, quello da fare.
Nel primo caso si può riferire solo alla realizzazione dello scafo dopodiché è stato tutto un susseguirsi di prove e, come avrai visto nel filmato “parte1 di costruzione” se hai avuto al pazienza di seguirlo fino in fondo, per sapere quanto peso potessi infilarci dentro ho semplicemente pesato vari barattoli che aggiungevo man mano prima che la linea di galleggiamento fosse critica.


Ti ringrazio per questo link, l’ho guardato ma ancora lo devo leggere, spero di capire.

In realtà nel tempo libero stavo finendo le ordinate della scialuppa e i sistemi per il comando delle vele.
Il primo lavoro è ormai questione di pazienza e attenzione, perché ho più padronanza con il software Rhinoceros, e il disegno è venuto bene. Posso pertanto chiudere tutte le aree e i volumi e quindi sapere, tra l’altro, il volume immerso. Peccato che non serva a nulla per una scialuppa.
Il secondo lavoro è più impegnato sia perché non l’ho mai fatto sia perché vanno considerati molti ostacoli.
Però l’argomento sul quale mi hai invitato ad effettuare i calcoli è troppo interessante per posticiparlo.

A questo punto però dovrei aprire una parentesi per far capire come ho proceduto altrimenti può sembrare effettivamente un lavoro sconclusionato. Ma raccontare la genesi del progetto è noioso e renderebbe ancora più lungo un post già cospicuo. Quindi vado al sodo.

Con la formula che hai applicato sei vicino a quello che avevo tirato fuori dal programma “barando”.
In sostanza data la mia ignoranza in merito avevo aggirato l’ostacolo, tralasciando un pezzetto di poppa, modificando un po’ la forma per chiudere il volume; il programma ha riportato un dato che ricordo intorno ai sei chili, ma l’ho ignorato con il proposito di procedere nello stesso modo ma un po’ più accuratamente.

Però non ho capito se c’è un errore di battitura o hai applicato un ulteriore passaggio perché: 1,15x9x0,75 non fa 6,72. Risulterebbe 7,76.

Ad ogni modo la lunghezza sul galleggiamento è circa 85 cm, la superfice dell’ordinata maestra è 9216 mm2, 92 cm2
Ripetendo il calcolo con questi nuovi dati: 8,5x0,92x0,75=5,86

Aspetto di istruirmi sul documento che mi hai fatto conoscere ma credo (così ad occhio) che forse il coefficiente è minore di 0.75.
Comunque 5 kg credo di farmeli bastare. Le batterie pesano circa700 gr. l’una, quindi passando da un massimo di tre (imposto dallo spazio a disposizione) ad un minimo di 1, posso “giostrare” 1,4 Kg. Il resto è tutto obbligatorio ma non credo abbia pesi eccessivi.
Scusa ma io ho sempre un approccio “empirico-pragmatico”, causato in parte anche dall’ignoranza della materia; ignoranza che però cerco di ridurre.

la superfice di galleggiamento è 110085 mm2, circa 11 dm2, il programma mi ha segnato il centroide di quest’area.
Hai ragione il dato della superficie è logicamente sbagliato, d’altra parte come dici tu non potrebbe mai essere così piccolo, devo aver cliccato su qualcos’altro.

Siccome ho intenzione di eseguirli questi benedetti calcoli, ho intenzione di leggere attentamente il documento (magari l’avessi avuto prima per le mani) che mi hai indicato. Però mi accorgo che fa riferimento a nozioni indicate in precedenza perciò dal sito originale sto le altre parti, appena tiro fuori qualcosa te lo faccio sapere.

Infine sarebbe meglio che allegassi delle immagini ma vedo che ho poco spazio a disposizione.

Intanto grazie mille.
alessandroROMA non è collegato   Rispondi citando
Vecchio 14 settembre 13, 01:01   #22 (permalink)  Top
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quanto è il dislocamento?

Dunque, ho diviso in 10 sezioni equidistanti lo scafo limitatamente alla parte immersa, ho intersecato lo scafo con le superfici poste ad una distanza di 83,32 mm. Dai profili che ne sono venuti fuori (come si può vedere in allegato) ho creato le aree di ogni sezione, cioè le seguenti:
Superfici 0=0
1=2956 mm2
2=5107
3=7474
4=9072
5=9173
6=8780
7=8162
8=7158
9=4667
10=0

Dislocamento: Somma delle superfici x distanza fra loro
62549 x 83,32=5211582,68 mm3

5,21 dm3
5 kg grosso modo

CI SEI ANDATO VICINISSIMO SULLA BASE DI POCHISSIME INFORMAZIONI, COMPLIMENTI

considero i pesi dalle schede (salvo poi pesarli realmente perché non sono proprio tutti esatti)

motore:235 gr.
asse: 50 (stima)
chiglia 589 gr.
batteria 700 gr
batteria 700 gr
batteria 700 gr
servomeccanismo 56 gr
verricello alberi 55 gr
vele asciutte: 100 gr(stima del tutto approssimativa)
sartiame 100 gr (stima del tutto approssimativa)
timone 50 gr (stima)
cavi elettrici e connettori 200 gr (stima del tutto approssimativa)
variatore 65 gr
ricevente 18 gr
fumaiolo 100 gr (stima del tutto approssimativa)
ponte e arredamenti 200 gr (stima del tutto approssimativa)
viti, fermi e coppiglie 200 gr (stima del tutto approssimativa)
4118 gr
sicuramente mi sono scordato qualcosa
a quali aggiungerei per sicurezza un 25%
5,14 KG



però ho ancora un bordo libero accettabile
Immagini allegate
Tipo file: jpg sezioni immerse.jpg‎ (44,6 KB, 205 visite)
alessandroROMA non è collegato   Rispondi citando
Vecchio 24 settembre 13, 22:31   #23 (permalink)  Top
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rinvi; prima ipotesi

Altro problema da risolvere: “il sistema di rinvi”. Non che gli altri siano alle spalle.

Devo dire che dal buio completo in cui ero adesso ho un certo orientamento grazie a “manuelmodelli” che mi ha inviato delle spiegazioni e delle foto molto chiare.

Perché non seguire allora il suo schema ? Perché la mia situazione è un po’ più complicata.

Tanto per cominciare le scotte non si devono vedere se non nell’ultima parte quando dal ponte escono e si attaccano al boma o all’occhiello del fiocco e questo è già un compromesso fra funzionalità e riproduzione, considerando che molte manovre fisse e correnti finte staranno li a dare intralcio.
Poi ci sono molti spazi già occupati. Il passaggio della scotta sull'asse longitudinale intralcerà il movimento delle batterie. E così via è inutile che elenco ora tutti i problemi.

Invece di fare domande di difficile risposta perché anche chi è espertissimo avrebbe difficoltà senza vedere il disegno, propongo delle soluzioni e spero che qualcuno esperto o meno (non disdegno alcun consiglio o parere) mi faccia capire dove sbaglio o dove il sistema presenta falle.


La prima ipotesi presenta la scotta principale in asse longitudinale che corre sotto il ponte. Dovrò logicamente forare gli alberi e disassare leggermente il percorso laddove necessario.
I punti di attacco e i punti dove le scotte si infilano nel ponte non sono ottimali per aver le migliori leve ma sono obbligate da esigenze costruttive (aperture coperchi).

Le immagini solo il più esemplificate possibile .

In blu sono indicati i due boma e le loro aperture, a 0°, a 90°, una di bolina stretta (diciamo 15 gradi) e una con vento di poppa.

La linea color ciano indica la scotta principale che va sotto il ponte dal verricello fino ad un fulcro a prua (che potrebbe essere una carrucola) per circa 66 cm, e dal fulcro al primo punto di uscita sul ponte per circa 72 cm sulla quale si inseriscono le scotte della maestra (stesso colore) del trinchetto color rosso e del fiocco color viola.

Posizionando i boma a 15° considerandolo come l’angolo più stretto (credo sia inutile stringerlo ulteriormente o far arrivare i boma in asse longitudinale) la
lunghezza dal punto di uscita dal ponte all’attacco del boma risulta:
Trinchetto:123,82 mm
Maestra: 125,14 mm LINEE GIALLE NELLA VISTA DALL'ALTO

Se invece dell’angolazione si vogliono registrare in modo uguale le lunghezze si avrà una differenza leggerissima di angolazione e, credo io, irrilevante.
Ad esempio se anche il boma di maestra venisse accorciato fino a 123 mm avrebbe un angolo leggermente inferiore a 15 gradi.

Analogamente se si vogliono aprire gli angoli per l’andatura di poppa, in questo disegno le lunghezze prima menzionate diventano:
trinchetto: 21,4 cm
maestra: 21,4 cm
insomma la stessa lunghezza con una differenza di 91 mm (214-123) fra la minima e la massima angolazione prevista, che poi dovrebbe essere la lunghezza di avvolgimento del rocchetto del verricello con una leva.

In questa ipotesi, cioè con lunghezze massime pressoché identiche il boma della maestra poiché più lungo non potrà essere “aperto” come quello del trinchetto.

Potete vedere le aperture differenti osservando le linee blu.

Per ovviare al problema e quindi aprire al massimo anche il boma della maestra dovrei lasciare che il boma del trinchetto oltrepassi i 90 gradi. Ciò sarebbe comunque facilmente impedito da manovre fisse e dalle griselle stesse, però la scotta rimarrebbe lenta poiché avanzerebbero 244-214=30 mm (i 244 mm non sono indicati in figura)

Prima di confrontare questo sistema con altri vorrei conoscere i vostri pareri in merito.
i prossimi saranno: sistema in asse longitudinale ma con doppio rinvio e sistema con scotta che corre sui fianchi interni.
Spero di essere stato abbastanza chiaro.
Immagini allegate
Tipo file: jpg prosp rinvassA.jpg‎ (47,6 KB, 266 visite)
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alessandroROMA non è collegato   Rispondi citando
Vecchio 25 settembre 13, 00:51   #24 (permalink)  Top
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L'avatar di dooling
 
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Sinceramente non mi è chiara la faccenda, forse sono rincoglionito, però sarebbe bene utilizzare tre verricelli.
Uno per il trinchetto l'altro per la maestra ed il terzo per il fiocco.
Se ti serve tanta scotta, puoi modificare il verricello per allungarne la corsa, creando i fine corsa all'esterno o modificando la resistenza del potenziometro.
Nel primo caso, avevo postato immagini dei miei verricelli elettromeccanici, ma non trovo la discussione ed imageshack mi crea problemi.
Nel secondo caso c'é una discussione al riguardo.
Per quanto riguarda il passaggio della scotta, esci vicino al piede dell'albero, risali fino al boma dove fissi una carrucolina, prosegui parallelo al boma, altra carrucolina, scendi in coperta dove c'é una terza carrucolina e risali verso quella fissata al boma.
Avrai così un paranco semplice.
Per mantenere in tensione la scotta sottocoperta, utilizza un elastico fissato in modo tale che la tenga in tensione sul rocchetto di avvolgimento.
Ho utilizzato/cannibalizzato un elastico da portapacchi che mi ha fornito molti pezzi di ricambio.
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Vecchio 25 settembre 13, 11:31   #25 (permalink)  Top
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Rivedo in parte quanto ti ho scritto, basta anche un verricello con rocchetto a due gole, in questo modo hai una lunga sagoletta che va e viene.
Nei punti corrispondenti agli alberi, fissi la scotta con le modalità precedentemente descritte.
Naturalmente la manovra delle vele sarà unica.
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Vecchio 26 settembre 13, 00:49   #26 (permalink)  Top
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rinvio tipo asseA

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Originalmente inviato da dooling Visualizza messaggio
Sinceramente non mi è chiara la faccenda, forse sono rincoglionito, però sarebbe bene utilizzare tre verricelli.
Uno per il trinchetto l'altro per la maestra ed il terzo per il fiocco.
Se ti serve tanta scotta, puoi modificare il verricello per allungarne la corsa, creando i fine corsa all'esterno o modificando la resistenza del potenziometro.
Nel primo caso, avevo postato immagini dei miei verricelli elettromeccanici, ma non trovo la discussione ed imageshack mi crea problemi.
Nel secondo caso c'é una discussione al riguardo.
Per quanto riguarda il passaggio della scotta, esci vicino al piede dell'albero, risali fino al boma dove fissi una carrucolina, prosegui parallelo al boma, altra carrucolina, scendi in coperta dove c'é una terza carrucolina e risali verso quella fissata al boma.
Avrai così un paranco semplice.
Per mantenere in tensione la scotta sottocoperta, utilizza un elastico fissato in modo tale che la tenga in tensione sul rocchetto di avvolgimento.
Ho utilizzato/cannibalizzato un elastico da portapacchi che mi ha fornito molti pezzi di ricambio.
Ciao Dooling, grazie per la risposta.

No, non ti sei rincoglionito, sono io che non riesco a essere molto chiaro.
Non ho messo altre immagini esplicative perché ho notato che c’è un limite agli allegati e non vorrei superarlo subito, ma forse ho interpretato male.

La soluzione con tre verricelli, l’ho accantonata almeno per il momento perché, stando a quanto appreso in questo forum, un verricello del tipo che intendo usare riesce a gestire una superficie velica abbastanza piccola come quella in progetto.
Usare tre verricelli mi comporta problemi di peso (anche se due verricelli in più pesano poco, sto cercando di ridurlo il più possibile) ma soprattutto di gestione con il radiocomando, infatti avendo due canali occupati per motore e timone me ne avanzano solo due per i verricelli di cui uno solo con lo stick in posizione permanente (intendo dire che non ritorna al centro). Gli altri canali sono on-off quindi inutili per queste operazioni.
Infine immagino che sarebbe più difficile far pilotare una nave con tanti comandi diversi a mio figlio.

Se non ti scoccia analizzare la situazione ad un solo verricello nonostante tu l’abbia scartata, cercherò di far capire il più possibile lo schema che ho fatto, anche a beneficio degli altri utenti che intendono aiutarmi ma non hanno ben chiaro il disegno.

Innanzitutto ho messo il rinvio per il paranco semplice il più possibile a prua seguendo l’indicazione di un utente del forum che mi fornito preziosi consigli fra cui quello di distanziarlo il più possibile, almeno 50 cm.
Sull’immagine laterale e in prospettiva il rinvio a poppa è rappresentato da un cerchietto che potrebbe essere in fase realizzativa una piccola carrucola.

Per dissipare un po’ di confusione devo specificare che:
le linee che partono sotto quei cilindretti (sarebbero i punti di uscita dal ponte) non sono così tante ma è solo una, ne ho disegnate quattro per ogni boma solo a titolo di esempio.
Se consideri la vista dall’alto per il boma del trinchetto vedrai tre linee rosse e una gialla; quella gialla rappresenta la scotta quando è accorciata al massimo (cioè il verricello ha avvolto tutta la cordicella), quella rossa più lunga rappresenta la scotta quando è rilasciata tutta (cioè il verricello ha svolto tutta la cordicella).
Per il boma della maestra è la stessa cosa sono le che linee sono color ciano.
Il ponte non è disegnato per non creare confusione ma lo si deve immaginare a filo con i cilindretti.

La lunghezza di accorciamento e svolgimento con queste collocazioni è di 91 mm, come ho scritto nel precedente post.

Ritornando all’interpretazione del disegno si deve comprendere che per muovere all’unisono fiocchi e rande le relative scotte, dopo essere passate sotto il ponte grazie a delle carrucole (rappresentate in disegno da cerchi), vengono indirizzate sullo stesso percorso della corda principale e dopo qualche cm (da valutare) vengono legate ad essa.
In questo modo quando la corda principale viene tirata dall’avvolgimento del verricello verso poppa ( a destra guardando il disegno vista laterale) le scotte attaccate alla corda principale vengono tirate verso prua (a sinistra guardando il disegno vista laterale).

La distanza del punto di legatura più a prora (quindi la legatura fra la scotta dei fiocchi e la corda principale) e la carrucola del rinvio di prua non vede essere inferiore ai 91 mm, altrimenti la legatura andrebbe a incepparsi nella carrucola.
Ecco perché il rinvio è così avanti. Anzi probabilmente devo modificare il percorso della scotta del fiocco.

Nel post mi consigli di uscire con la scotta ai piedi dell’albero e prosegui con la descrizione, però mi chiedo: in questo modo la leva non è un po’ troppo svantaggiosa e quindi gravante sul verricello?
Avevo pensato, però forse mi sbaglio, che il punto più vantaggioso fosse proprio in prossimità dell’estremità del boma. Se io dovessi tirare il boma di maestra il punto di leva lo metterei più a poppa possibile perché più favorevole.
Il fatto che l’ho messo molto più avanti (anche se non così avanti cioè ai piedi dell’albero) è perché avrei avuto problemi con i coperchi mobili e con il controllo del timone (per quanto riguarda quello della maestra).
In ogni caso avendomi consigliato fin dall’inizio tre verricelli è chiaro che seguendo la tua logica hai più forza a disposizione per ogni manovra e quindi meno necessità di avere leve il più favorevoli possibile.
Considera che far passare la scotta ai piedi dell’albero mi avrebbe favorito dal punto di vista estetico e costruttivo.


Spero di aver chiarito almeno in parte lo schema e di non aver peggiorato la situazione.

A proposito di carrucole, ho trovato le 4855 della Amati, avete altri suggerimenti dove posso trovarle già fatte?
alessandroROMA non è collegato   Rispondi citando
Vecchio 27 settembre 13, 00:04   #27 (permalink)  Top
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doppio rinvio

Le immagini che ho allegato, rappresentano un’altra ipotesi, lo schema rappresenta le manovre ancora in asse longitudinale e i punti di attacco sono identici ma c’è un doppio rinvio quindi si tratterebbe di un paranco doppio.

Con queste figure spero di chiarire anche lo schema del paranco semplice dei precedenti post, in attesa di commenti, correzioni, consigli e qualsiasi altra utile indicazione da parte vostra.

Nella spiegazione cercherò di essere più schematico.

Dunque, con la figura denominata “vistalto doppA tuttolasc” si vedono dall’alto le scotte (rossa e magenta) dei boma del trinchetto e della maestra, alla loro massima lunghezza, quindi tutto “lascato” con il rocchetto tutto svolto.
La situazione tutto lascato è visibile anche nell’immagine in prospettiva denominata “vistprosp doppA tuttolasc”.

Quando il rocchetto viene azionato e avvolge la manovra può arrivare al massimo nella posizione tutto “cazzato” visibile nell’immagine denominata “vistalto doppA tuttocazz”.

Nell’immagine “vistlat doppA tuttocazz” si possono vedere i due cerchietti grigi che rappresentano i due rinvii. Le linee gialle rappresentano i tratti della stessa manovra che vanno verso poppa, quelle color verde verso prua.

In questo modo il verricello dovrebbe sforzarsi di meno ma, di contro, per raccogliere i famosi 91 mm, il rocchetto dovrebbe avvolgerne 182 mm, cioè il doppio. O sbaglio ?

Mi viene comunque un dubbio: il primo schema non è un paranco semplice preciso e questo non è un paranco doppio preciso perché le carrucole di sotto ponte effettuano ulteriori rinvii (anche se non “completi”).
Immagini allegate
Tipo file: jpg vistalto doppA tuttolasc.jpg‎ (30,3 KB, 202 visite)
Tipo file: jpg vistprosp doppA tuttolasc.jpg‎ (83,8 KB, 193 visite)
Tipo file: jpg vistlat doppA tutcazconalb.jpg‎ (80,8 KB, 199 visite)
Tipo file: jpg vistlat doppA tuttocazz.jpg‎ (33,4 KB, 213 visite)
Tipo file: jpg vistalto doppA tuttocazz.jpg‎ (31,0 KB, 549 visite)
alessandroROMA non è collegato   Rispondi citando
Vecchio 30 settembre 13, 11:31   #28 (permalink)  Top
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L'avatar di claudio v
 
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Ciao,
sono di corsa, e quindi te lo scrivo un po' telegrafico


questo sistema, disegnato cosi`



non potra` mai funzionare se non su una barca statica.
Se la vuoi far navigare, la scotta deve essere attaccata al boma circa in corrispondenza di dove esce dallo scafo in modo da avere una leva favorevole quando vai a cazzare le vele
Con la geometria che proponi funziona solo geometricamente sul cad, ma ti trovi a lavorare con bracci di leva cosi` sfavorevoli in funzionamento reale che la barca non sara` mai in grado di cazzare perche` con il boma vicino ad asse scafo avrai il maggior sforzo di tenuta, tutte le elasticita` si sommeranno e il risultato sara` che i bomi, sotto la spinta del vento si apriranno in maniera incontrollata facendo pure sforzare il servo oltre i suoi limiti e bruciandolo in breve tempo.

se puoi uscire con le scotte vicino all'albero, come ti ha suggerito dooling, puoi mettere una scotta alla tedesca fatta cosi` o simile



qui e` rappresentata con un doppio rinvio, ma nel tuo caso basterebbe anche singola: la scotta esce dallo scafo a piede albero, sale al boma, va al bozzello posteriore e scende verso il punto di attacco sullo scafo dove si attacca (punto B del disegno)

L'unica foto di dettaglio che ho trovato tra le mie e` questa della mai AC10



vicino al medio della mano sinistra del mio amico barbuto (che sarebbe il velaio del team) vedi il bozzello sul boma e la scotta che va verso il punto di attacco fisso sullo scafo.

In questo caso gli sforzi sono notevoli e l'attacco sullo scafo e` biforcato per formare un trasto randa che ottimizza sia gli sforzi del verricello sia quelli sul punto di attacco sullo scafo che nel tuo caso non sarebbe necessario.

In questa foto, sopra la mia mano destra che tiene l'albero, vedi la carrucola che rinvia la scotta che esce dallo scafo verso il fondo del boma



Spero che lo schema alla tedesca ora ti sia piu` chiaro.
Ciao

Ultima modifica di claudio v : 30 settembre 13 alle ore 11:39
claudio v non è collegato   Rispondi citando
Vecchio 30 settembre 13, 13:51   #29 (permalink)  Top
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meno male che eri telegrafico
Mach .99 non è collegato   Rispondi citando
Vecchio 01 ottobre 13, 22:04   #30 (permalink)  Top
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correzione agli schemi di rinvio soluzioni possibili

Allego e poi scrivo nel secondo post.
Immagini allegate
Tipo file: jpg A_prosp maestra.jpg‎ (71,2 KB, 205 visite)
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alessandroROMA non è collegato   Rispondi citando
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