Rivestiamo in seta giapponese! 1 Allegato/i Sono convinto, da sempre, che la seta giapponese sia il materiale migliore per il rivestimento degli aeromodelli. Leggero, robusto, duraturo e con il suo aspetto caratteristico e irripetibile con qualsiasi altra tecnica. Approfittando dei lavori in corso sull' Oscar della Olympic, che andra' a ricostituire presto le fila della scuola di volo della premiata ditta, mi sono deciso a illustrare questa tecnica, che se svolta come si deve e' decisamente piacevole e divertente. Il primo passo consiste nella stiratura della pezza. Occorre una vecchia coperta tessuta (cioe' non fatta a maglia) e un ferro da stiro. La seta e' apprettata, quindi la trama e' sufficientemente solida, ma cmq e' bene maneggiarla con cura. Le mani devono essere ben lavate e non sporche di colla, anche perche' un qualsiasi corpuscolo di colla sui polpastrelli e' un punto in cui il tessuto si puo' impigliare ed essere orribilmente tirato, rovinandone l' aspetto regolare. Il ferro va scaldato a una temperatura media (normalmente c'e' gia' l' indicazione "seta" sul termostato, si puo' rispettare) ma usato rigorosamente SENZA vapore (non vogliamo che il tessuto si ritiri adesso). Stirate con cura ed eliminate tutte le pieghe. Puo' essere che il tessuto diventi piatto al tatto, ma si intraveda ancora il disegno delle pieghe. Non c'e' da preoccuparsi, va bene cosi'. Lo scopo del lavoro consiste nello spianare sufficientemente il tessuto in modo che non si rialzi dove lo vorremmo ben incollato alla struttura; successivamente, in fase di tenditura, il disegno delle pieghe sparira' completamente. Prossima puntata, la preparazione della struttura. |
ottimo post per quanto mi ruguarda, propio un paio di giorni fa' ho visto sul tuo sito internet questo tipo di copertura che non conoscevo e visto che è propio la copertura consigliata per i kit che ho comprato da modelberg magari provo ad usarla...in attesa degli sviluppi:D |
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Grazie per questo "tutorial", è sempre gradita una buona serie di consigli riguardo una tecnica di rivestimento, seguo volentieri. Stefano.:) |
ma la seta giapponese io l'ho comprata e si applica con il tendicarta, per poi verniciarla, come mai si applica col ferro da stiro? |
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Nessuno ha detto di applicarla col ferro da stiro! :mumble: |
L' attrezzatura 1 Allegato/i Dopo una lunga pausa, riprendiamo con la nostra procedura. L' attrezzatura adatta per il rivestimento in seta e' molto semplice, ma vale la pena di spenderci due parole, dato che se l' attrezzatura e' inadeguata, o di cattiva qualita', il lavoro ne soffre sia come ritorno di soddisfazione, sia come qualita' stessa del risultato. Nella foto allegata vediamo: 1) Barattolo di vernice tendicarta Basso e largo, rigorosamente metallico (i contenitori di polipropilene, a lungo andare, possono rilasciare nel tendicarta sostanze "strane" e alterarlo in modo significativo) e con coperchio da richiudere dopo l' uso. Il tendicarta stesso puo' essere preparato in proprio, sciogliendo collante celluliosico con diluente nitro antinebbia di prima qualita' e di LENTA evaporazione, in proporzioni di un volume di collante con tre volumi di diluente (e un cucchiaino di olio di ricino ogni litro di prodotto ottenuto); attenzione pero', perche' ci possono essere problemi sia di qualita' del diluente, sia di adeguatezza dello stesso a combinarsi con il collante (il rischio, tra gli altri, e un rivestimento con la pellicola di cellulosa crepata alcuni mesi dopo) e pertanto si puo' acquistare gia' bell' e pronto (nel sito in firma, ad esempio). 2) Collante cellulosico In tubetto o boccettino, con un beccuccio un po' sottile (1-2 mm.). Da tenere sempre a portata di mano per incollare meglio i bordi piu' ribelli o le curvature piu' strette. 3) Pennelli Due e' meglio, ma anche con uno solo si puo' fare tutto il lavoro. Il pennello deve essere morbido, quindi di pelo di bue o di martora, evitando assolutamente pennelli di setola o di materiale sintetico, e deve avere il manico non verniciato, per evitare che il tendicarta ne sciolga la vernice che andra' a inquinare il nostro lavoro. Se proprio non riuscite a trovarlo con il manico naturale, potete (con un po' di pazienza) rimuovere il manico togliendo le graffette di fissaggio, scrostare con cura la vernice, e rimontare il tutto. La larghezza del pennello e' 30-40 millimetri. 4) Barattolo per pennelli Va ricavato da un vecchio barattolo in polipropilene con un tappo in plastica incastrato a pressione. Nel tappo vanno ritagliate due asole nelle quali si inseriranno i manici, in modo tale, che chiudendo il tappo, i pennelli rimangano all' interno del barattolo con le setole a circa un centimetro dal fondo. Nel barattolo si terranno una-due dita di diluente nitro antinebbia nel quale le setole resteranno immerse. Il suo scopo e' quello di conservare i pennelli pronti all' uso tra una sessione di lavoro e l' altra, e il fatto che siano sospesi nel liquido impedira' alle setole di prendere una curvatura che renderebbe il lavoro molto difficoltoso. Il diluente va lentamente caricandosi di tendicarta rilasciato dai pennelli, e quindi andra' sostituito di tanto in tanto. 5) Cartavetro sottile Almeno 400, o anche una 280 da finitura del balsa che non usate piu' perche' ormai consumata. Per ripulire la superficie del legno dopo le mani di tendicarta di preparazione, e per seppiare leggermente la superficie della seta tra una mano di tendicarta e la successiva. 6) (non visibili in foto) Lamette da barba Per tutte le operazioni di taglio del rivestimento. Inutile usare lame del tagliabalsa, che anche da nuove non hanno un filo abbastanza tagliente. Di tanto in tanto andranno lavate nel diluente nitro per togliere il piccolo residuo di collante che si forma sul filo. Prossima puntata domani, sulla preparazione della struttura (adesso gli aggiornamenti saranno piu' regolari, promesso). |
Ho un paio di confezioni di seta marchiata Graupner degli anni '70....che sia ancora buona ??? :P |
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